giovedì 14 febbraio 2008

Lettera a Ramon (Mantovani)

Caro Ramon,
forse mi sbaglio poichè non ho molte certezze, ma penso che se continuiamo così ci faranno a fettine, e saremo ridotti ad elemosinare qualcosa di sinistra dal Partito Democratico. Le persone in carne e ossa, la stragrande maggioranza delle quali non ha la tessera di un partito in tasca, questi nostri sconvolgimenti non arrivano a comprenderli. Penso che vorrebbero semplicemente un partito di sinistra in grado, con la propria forza, di modificare in meglio la loro esistenza. E si è forti solo se siamo uniti, e in tanti.
Io la penso come Ingrao, e pur militando orgogliosamente in un piccolo partito come il nostro, sono consapevole che in politica contano i grandi numeri: o si tenta faticosamente di arrivarci, oppure va bene così, che ognuno giochi la sua partita e vada come deve andare.
Ovvero a schifio, per noi e per il nostro popolo.

Dovrebbe essere tutto diverso.
Ci vorrebbe un briciolo di entusiasmo, vivere la sfida di costruire un soggetto più grande radicato nei valori della sinistra e sfidare - con le nostre buone ragioni - il Partito Democratico e la Destra.
Ma ci vorrebbe, insisto, tutto un altro spirito.
Che non vedo, e per questo sono molto, molto preoccupato.
Siamo ed appariamo come siamo: tristi da fare spavento, e puzziamo da lontano di sconfitta.

Ma al pessimismo della ragione occorre opporre l'ottimismo della volontà.
Per questo io farò campagna elettorale, e andrò a raccattare voti su quello schizzo di vernice multicolor con su scritto La Sinistra-L'Arcobaleno, sperando di convincere molte compagne e molti compagni che in questi sessanta giorni questo è ciò che dovremmo fare.
Continuando a rispettarli se la loro decisione sarà diversa.

Un abbraccio

domenica 10 febbraio 2008

Storia di M. lavoratrice ad alta qualificazione

M. ha 36 anni, è laureata a pieni voti e lavora da dieci anni in una importante azienda dell'Italia centrale, dove ricopre un incarico dirigenziale. E' sposata e madre e di due figli.
Viene contattata dal capo del personale per un colloquio, al quale giunge puntuale.
Dopo mezzora di anticamera viene ricevuta, ed il capo del personale, sorridendo affabilmente, le dice che l'azienda ha deciso di investire su di lei: sarà trasferita a cento chilometri da casa e diventerà responsabile di una unità operativa di quattro persone.
M. chiede se è prevista per lei la promozione che attende da anni (da capoufficio a quadro), il capo del personale, mostrando i primi segni di disagio, le risponde che l'azienda non le deve alcuna promozione, in quanto la promozione sta nel fatto che da viceresponsabile di unità operativa diventerà responsabile.
M. non chiede tempo per prendere una decisione, risponde semplicemente che lei non ci sta, che trovino qualcun'altro al posto suo perché lei non è interessata.
Il capo del personale smette di sorridere: "non sarà così semplice, signora".
M. chiede spiegazioni.
"Significa che l'azienda non ha certo difficoltà a trovare qualcun'altro al posto suo; abbiamo una fila di nomi - e le mostra un foglio di carta con tanti nomi e tanti cognomi - però se lei rifiuta può stare sicura che la sua carriera finisce qui. Il suo nome sarà segnato, si può scordare qualsiasi avanzamento o promozione. E non creda di poter continuare a lavorare, come ha fatto sino ad oggi, a cinque chilometri da casa. Il contratto ci consente comunque di trasferirla entro trenta chilometri dalla precedente destinazione senza il suo consenso. Può andare, mi faccia sapere se cambia idea. Entro ventiquattrore".
M. esce sconvolta: non intende informare i sindacati di quanto è accaduto - perché non vuole peggiorare la sua situazione - si limita a sfogarsi con gli amici e le amiche, e attende le ripercussioni della sua scelta.


Le meraviglie della società moderna, le meraviglie della società flessibile.

giovedì 7 febbraio 2008

Serrare le fila, unire gli sforzi

Chiunque non condivida l'idea di creare un soggetto unitario della sinistra che sia in grado non dico di competere con il Partito Democratico o con Berlusconi ma di assicurare il minimo vitale alla sinistra, è pregato di rispondermi in modo che il sottoscritto non lo importuni ancora.
Mi scuso in anticipo, ma questo post è indirizzato soltanto a chi con il Partito Democratico non ha niente da spartire, visto che si tratta di una sorta di "serrate le fila" a sinistra per ridurre l'apocalisse prossima ventura.
Mi scriva subito chi in cuor suo sa che alla fin fine andrà a votare per il Partito Democratico, perché tanto la sinistra non si unirà mai, perché ormai i sogni sono finiti e le utopie tramontate, perché il voto deve essere utile e quindi si deve votare Veltroni (che è l'unico che può battere Berlusconi, quindi è il male minore) ed altre amenità del genere.
Non voglio offendere nessuno, tutte le scelte sono legittime, ma quando chiamo compagno o compagna una persona vorrei esserne sicuro.

La decisione di Veltroni di correre da solo è in linea con il personaggio: se ne sbatte completamente dei destini dell'Italia che lascerà in balia delle orde clerico-fasciste capeggiate da sua emittenza, per consolidare l'identità del partito democratico.
In parole povere, prenderà il 4 forse il 5% in più rispetto a quanto il Pd prenderebbe se partecipasse alle elezioni in coalizione con La Sinistra (almeno questo è il mantra ripetuto dai sondaggi).
Ma questo non è l'unico motivo, perché si tratta solo e soltanto di un aspetto contingente.
In realtà Veltroni non si allea con la sinistra perché ritiene la sinistra del tutto superata: rifondazione, i verdi, il pdci, sinistra democratica, le tante associazioni, la galassia di militanti senza tessere in tasca ma con il cuore a sinistra, sono lucidamente individuati come zavorre di cui liberarsi, residui inopportuni ed antistorici.
Eccedenze improduttive.

Gli esempi sono molteplici, uno per tutti: il Partito Democratico non si allea con chi "contesta" le "missioni di pace" all'estero.
Cosa in realtà siano queste missioni di pace (in Afghanistan come in Irak) è sotto gli occhi di tutti coloro che ce li hanno ancora aperti e non sono del tutto rincoglioniti da questa informazione-immondizia che i telegiornali (senza alcuna distinzione, compreso il Tg3) ci propalano ogni giorno, tra un soffietto per Veltroni, uno per Berlusconi, e l'immancabile collegamento con il Vaticano che ci dice per chi dobbiamo votare, come dobbiamo fare l'amore, e che in fin dei conti se c'è stata moratoria per la pena di morte ci deve essere anche per l'aborto (visto che in definitiva tra il boia ed una donna che tra mille sofferenze decide di non far nascere una creatura non vi sono sostanziali differenze).

A questo dobbiamo reagire, parlo come donne ed uomini di sinistra. Occorre uscire dall'angolo dove ci hanno messo e ci siamo anche messi da soli, anteponendo - alcune volte - miseri interessi di bottega ad un progetto più complessivo e di più ampio respiro.
Lo strumento è sempre il solito, ci piaccia o meno: la politica, intesa come agire consapevole ed organizzato di un gruppo di persone intorno ad un obiettivo comune. Nel nostro caso, in questo preciso momento storico, la sopravvivenza della sinistra, dei suoi principi e valori di riferimento, nel paese, nelle istituzioni. Per mantenere viva la prospettiva e la possibilità di un cambiamento, per non arrendersi a ciò che esiste.

Per questo ritengo necessario, nei prossimi due mesi più che mai, un lavoro comune fatto di mail girate a centinaia di persone, volantinaggi, iniziative pubbliche, dialoghi vis a vis con potenziali elettori, interventi sui quotidiani locali, insomma: tutto l'armamentario storico dell'agire a sinistra con le necessarie innovazioni per stare al passo con i tempi (senza svendere la propria identità).

Fatevi vive e vivi, nel vero senso della parola.

mercoledì 6 febbraio 2008

Flessibili da morire

"La sicurezza nei luoghi di lavoro è compromessa dai lavori flessibili, in specie quelli implicanti contratti di breve durata, perché le imprese non hanno alcun incentivo a investire nella formazione alla sicurezza di lavoratori che nel volgere di poche settimane o mesi non saranno più alle loro dipendenze. Quanto ai lavoratori, essi non hanno né il tempo per apprendere i codici della sicurezza nell'impresa dove saranno occupati per breve tempo né la motivazione a farlo.
Un altro aspetto è stato ripetutamente richiamato da ricerche svolte in diversi paesi. Chi lavora con un contratto atipico inclina a ridurre le attenzioni per la propria salute. Pospone, ad esempio, l'opportunità di sottoporsi a una visita medica alla necessità di essere presente sul posto di lavoro, sperando così di accrescere, o almeno non diminuire, la probabilità di vedersi rinnovato il contratto che sta per scadere".

Luciano Gallino, "Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità", Laterza, 2007.

La strage infinita

Ultime dall'ansa, esplode una fabbrica di fuochi di artificio, quattro operai morti.
E' una mattanza, e c'è chi in Italia ha il coraggio di affermare che il problema sono le donne e gli uomini che difendono la 194.
A quando la consapevolezza che solo ri-mettendo al centro gli uomini e le donne con i loro bisogni ed i loro diritti (uno fra tutti quello ad un lavoro ed un reddito stabile) piuttosto che "le esigenze dell'impresa e del mercato" riusciremo a rendere questa società un luogo più vivibile?

Qui non si tratta - ormai - né di socialismo né di comunismo, quanto di conservazione di un minimo di buon senso.

Alla stampa: con preghiera di pubblicazione

Ritengo che questo difficile momento politico - segnato dalla caduta del governo Prodi a causa degli "estremisti di centro" Mastella e Dini e dalle conseguenti elezioni anticipate - debba essere affrontato dalla Sinistra in modo unitario.
La decisione del Partito Democratico di correre da solo e di facilitare - probabilmente - la vittoria di Berlusconi reclama la nostra unità.
Il nuovo soggetto della Sinistra non deve essere una semplice sommatoria di tante piccole forze ed apparati: deve andare oltre.
Ciò che già esiste a sinistra è necessario ma non è più sufficiente.
C'è il bisogno di un soggetto unitario che sia cementato da un intenso lavoro comune, che coinvolga uomini e donne che si sentono di sinistra e che abbiano il desiderio e la voglia di mettere a disposizione parte del proprio tempo per rafforzare, nella società, i valori ed i principi propri della sinistra.
Una sinistra profondamente laica, libertaria, pacifista, che metta al centro del proprio agire il riferimento prioritario ai soggetti più deboli (lavoratori, precari, migranti), che si opponga con decisione ai processi di privatizzazione dei servizi pubblici essenziali (la gestione del servizio idrico ad esempio), che rifiuti la logica dello scontro tra civiltà, che consideri ancora l'antifascismo un riferimento prioritario ed imprescindibile: una sinistra che consideri la pluralità delle culture che la compongono una ricchezza e non un ostacolo.
Dobbiamo tuttavia compiere un salto di qualità.
Non sono più comprensibili ulteriori rallentamenti: il nostro popolo non comprenderebbe.
Vi è una grande richiesta di unità che dobbiamo affrettarci a cogliere, pena la nostra irrilevanza, nel paese e nelle istituzioni.
Si dia perciò nuovo impulso alla Sinistra L'Arcobaleno nella zona del Cuoio, si costruiscano insieme iniziative e momenti di confronto pubblico, a Santa Croce sull'Arno, come a Castelfranco o a San Miniato, si affronti insieme questa difficile ed appassionante campagna elettorale.
Si gettino infine le basi per costruire un nuovo soggetto, radicato nei territori, partecipato da un gran numero di persone, compiutamente di massa e perciò determinante.