Sono battezzato, comunicato e cresimato, perché mi piace sbagliare in serie, ripetutamente, senza alcuna giustificazione.
Tuttavia, grazie a questa catena impressionante di errori, a termini di Legge faccio parte della Chiesa (intesa naturalmente come comunità di fedeli e non come gerarchia), per cui posso dedicarmi allo sport che in assoluto preferisco: sputare nel piatto dove mangio (meglio, dove ho mangiato).
Da piccolo ho fatto il chierichetto, ho servito messa e sono andato pure col prete a benedire le case.
Ho smesso quando il prete invece di premiarmi con le solite duemila lire, che dissipavo gioiosamente andando di corsa a comprarmi le figurine Panini, mi dette un libercolo che raccontava le improbabili avventure di due fratellini, separati alla nascita da un destino cinico e baro, ma che grazie alla fede si sarebbero ritrovati nella maturità, pii, casti e puri come appena venuti al mondo.
Roba inverosimile più dei racconti di fantascienza di Asimov (quelli si che valeva la pena leggerli), e che dette uno dei primi colpi alla mia fede già traballante.
Però confesso: tenevo l'acquasantiera solo per i soldi, e l'esempio me lo dava il prete stesso che amava trattenersi a parlare a lungo con i padroni delle ville piuttosto che con i poveri disgraziati delle case popolari, che tentava di liquidare con un'avemaria biascicata in fretta.
Le buste che i primi gli porgevano al termine del rito erano sempre molto gonfie, gli altri rompevano i coglioni con i racconti delle loro disgrazie.
Che si quietassero, in fondo la loro terrena sofferenza era un buon viatico per il paradiso.
In occasione della mia cresima i miei genitori avevano scelto come padrino mio nonno materno, che di nome faceva Faliero. Era un vecchio democristiano, credente e praticante, uomo di notevole bontà, che però aveva il difetto di essersi sposato tre volte: morta la prima moglie, divorziato dalla seconda, sposata una terza.
Il parroco reazionario molto attaccato ai soldi di cui sopra, che tutti i parrocchiani dicevano sottovoce che avesse pure un figlio, e che dal pulpito in tempo di elezioni invece che pensare al vangelo si dedicava ad appassionati sermoni anticomunisti, espresse il suo niet.
E così al posto di mio nonno Faliero, al quale mia madre fu costretta a raccontare una fandonia per evitargli un sicuro dispiacere (e dire bugie è peccato), come padrino arrivò l'altro mio nonno, che di nome faceva Varese.
Buono, generoso, cattolico e comunista, fatto che dalle nostre parti - nonostante i preti - non necessariamente era vissuto come una contraddizione.
Di tanto in tanto guardo le foto di quel giorno: ho il volto sbarazzino da adolescente dispettoso, mio nonno invece è serio, elegante e composto, sembra un attore americano.
Spicca sul prete, che invece appare quello che è, e non è un bel vedere.
Ho un cugino fiorentino che è battezzato, ma non è comunicato perché non sopportava più le lezioni di catechismo, ed era molto più attratto - nonostante la tenerissima età - dalle vicissitudini intorno al teorema di Poincarè (illustre matematico).
Un bel giorno disse: non ci vado più, e nessuno in famiglia ebbe da ridire.
In occasione del funerale di sua madre, la mia cara zia morta troppo giovane, si è alzato, ha fatto la fila, ed ha ingoiato l'ostia.
Qualche tempo dopo gli ho chiesto perché lo avesse fatto.
Mi ha risposto che non c'era bisogno di un certificato per partecipare al corpo di Cristo, e che Dio non si sarebbe certo dispiaciuto del suo gesto.
Ho trovato molta più fede in questa sua frase che in tutti i sermoni di Ratzinger o tutti i documenti della Conferenza Episcopale, a cui interessano evidentemente altre questioni: far soffrire come una bestia e fino in fondo un malato terminale ridotto a una larva perchè così a dio piace, o condannare i gay perchè "contronatura", o le donne che decidono di abortire perché omicide come il boia che esegue una condanna a morte.
Un teologo progressista ha dichiarato: mi risulta che il vangelo non si occupi di preservativi.
Spero che faccia carriera e che diventi Papa, ma non ci scommetterei su neppure un euro.
Il circolo parrocchiale del mio paese è formato per tre quarti da persone di destra, bigotte, reazionarie e razziste, ricche da fare schifo, e per un quarto da poveri diavoli che non contano un cazzo.
Ho scorso proprio ora i nomi e mi è venuto da sorridere amaramente: il mondo cambia vorticosamente ma la chiesa rimane sempre uguale a se stessa, ipocrita come i suoi rappresentanti.
Di tanto in tanto uno di questi cittadini esemplari sfoga la propria cattiveria sui giornali: o prendendosela con gli "extracomunitari" che "dequalificano" il centro storico con la loro presenza (e a cui vanno tutte le case popolari rubandole agli italiani), o protestando perché alle scuole elementari non hanno allestito il tradizionale presepe (ed è sempre colpa degli "extracomunitari" che attentano alla nostra identità, alle nostre tradizioni, ai nostri immutabili riti).
Conservo gelosamente questi articoli fetidi, scritti da persone altrettanto fetide che pretenderebbero di farci la morale, pensando di raccogliere in bocca il punto di vista di dio.
"E invece brucerete all'inferno", penso, e continuo a sorridere.
In molti mi definiscono anticlericale, e non ho difficoltà a dare loro ragione, se per anticlericale si intende chi detesta questo Papa e queste gerarchie vaticane, e chi considera lucidamente la Chiesa per quella che è oggi: una potente organizzazione utile a perpetuare ciò che esiste, diseguaglianze ed ingiustizie intollerabili comprese, che ha represso duramente - e con successo - il dissenso al suo interno (vedi la teologia della liberazione).
Credo che gli uomini possano liberarsi senza ricorrere alla chiesa o a dio, lottando insieme per migliorare le loro condizioni qui sulla terra ed accettando con la massima serenità possibile la realtà della finitezza della propria esistenza.
Per essere giusti non occorrono preti o vescovi o cardinali, basterebbe seguire (e a volte è faticoso) una massima semplice semplice: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
Tutto il resto, in definitiva, è inutile.
E alcune volte pure dannoso.
domenica 9 marzo 2008
venerdì 7 marzo 2008
Walter Veltroni è una vera merda, part one.
"La lotta di classe fotografa una fase storica dell'Italia che non c'è più, perché esiste una comunanza di destino fra gli imprenditori e i lavoratori".
Veltroni Walter
p.s.: nel ventennio fascista c'erano le corporazioni: il nuovo puzza di molto vecchio.
anzi, puzza di merda.
Veltroni Walter
p.s.: nel ventennio fascista c'erano le corporazioni: il nuovo puzza di molto vecchio.
anzi, puzza di merda.
domenica 2 marzo 2008
Lettere di ingiurie
"La difficoltà nelle lettere di ingiurie non può essere stilistica; l'unica cosa difficile è essere sicuri di avere il diritto di scriverle a certi precisi corrispondenti. Non devono mai essere ingiuste".
Guy Debord
Guy Debord
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