Qualcuno dovrà pur dire all'Italia che con la scomparsa della piccola Denise i Rom non c'entrano niente, che la bambina è già morta e che il colpevole è uno dei familiari.
IL DNA NON LASCIA DUBBI: NON E' DENISE
ROMA - Non è Denise la piccola segnalata a Kos. L'esame del Dna ha confermato che la donna albanese è effettivamente sua madre.
L'incontro nell'isola greca di Kos tra la turista italiana residente a Viterbo e la bambina di otto anni che, secondo l'italiana, somigliava a Denise Pipitone sarebbe avvenuto il 2 settembre scorso in una piazzetta del paese, dove la bimba passava buona parte della giornata a vendere braccialetti. Al momento dell'incontro però - si apprende da fonti dell'Interpol della Direzione centrale della polizia criminale diretta dal prefetto Nicola Cavaliere - la donna non ha avuto alcun sospetto.
E' stato solo quando è arrivata in Italia che, vedendo un manifesto della piccola Denise, si è ricordata di quella bambina che parlava italiano e che le somigliava. Una volta sporta denuncia, l'Interpol di Roma - che fin dall'inizio della vicenda sta lavorando in stretto collegamento con i colleghi greci - ha avviato le indagini. I poliziotti hanno seguito per qualche giorno i movimenti della bimba e due giorni fa hanno deciso di fermarla, assieme alla rom di origini albanesi che era spesso con lei e che, al momento del fermo, ha detto di essere sua madre.
venerdì 12 settembre 2008
martedì 9 settembre 2008
Nuccio Iovene e la "cultura di governo".
Ci sono pochi sostenitori pubblici di un nuovo soggetto di sinistra, possibilmente grande, radicato, unitario e plurale.
Io sono tra questi: non me ne vergogno, lo dico, mi confronto con altri compagni, tengo conto delle possibili obiezioni. Una mi sembra quella decisiva: tra la necessità di questo nuovo soggetto (che mi pare indubbia) ed il suo successo passa la realtà del presente, che non dà adito a molte speranze.
Tuttavia ho una certezza: eliminiamo il passaggio sulla "cultura di governo".
Mi sembra un passaggio piuttosto ambiguo: mi accontenterei che questo soggetto avesse una cultura, se di governo o meno lo decideremo poi.
Io sono tra questi: non me ne vergogno, lo dico, mi confronto con altri compagni, tengo conto delle possibili obiezioni. Una mi sembra quella decisiva: tra la necessità di questo nuovo soggetto (che mi pare indubbia) ed il suo successo passa la realtà del presente, che non dà adito a molte speranze.
Tuttavia ho una certezza: eliminiamo il passaggio sulla "cultura di governo".
Mi sembra un passaggio piuttosto ambiguo: mi accontenterei che questo soggetto avesse una cultura, se di governo o meno lo decideremo poi.
Perchè stupirsi?
Vi sembrerà pure strano, ma quello che più mi risulta insostenibile, un fastidio quasi fisico, sono gli alti lai che si levano dagli scranni più istituzionali (si vedano Napolitano e Veltroni).
Ma davvero ci si stupisce di Ignazio La Russa?
Ecco Marco Revelli, che trova le parole giuste per dirlo:
"...Se il fascista La Russa può permettersi di usare, da quel podio, istituzionalmente, un linguaggio che negli ultimi anni aveva dovuto moderare e mascherare, se può dire quello che pensava e che pensa, è perché avverte che se lo può permettere. Che si sono abbassate le difese immunitarie del paese rispetto a quella retorica e a quelle argomentazioni. Che nel senso comune prevalente, la memoria di quegli eventi è ferita, neutralizzata, in ampia misura azzerata. Sembra che, interpellato, il ministro abbia risposto di "aver detto cose molto meno impegnative di quelle che disse Violante sui ragazzi di Salò, o di quello che ha detto lo stesso Veltroni".
Sul Manifesto di oggi.
Compratelo il Manifesto, compratelo..., che fa bene alla salute, quella mentale.
Ma davvero ci si stupisce di Ignazio La Russa?
Ecco Marco Revelli, che trova le parole giuste per dirlo:
"...Se il fascista La Russa può permettersi di usare, da quel podio, istituzionalmente, un linguaggio che negli ultimi anni aveva dovuto moderare e mascherare, se può dire quello che pensava e che pensa, è perché avverte che se lo può permettere. Che si sono abbassate le difese immunitarie del paese rispetto a quella retorica e a quelle argomentazioni. Che nel senso comune prevalente, la memoria di quegli eventi è ferita, neutralizzata, in ampia misura azzerata. Sembra che, interpellato, il ministro abbia risposto di "aver detto cose molto meno impegnative di quelle che disse Violante sui ragazzi di Salò, o di quello che ha detto lo stesso Veltroni".
Sul Manifesto di oggi.
Compratelo il Manifesto, compratelo..., che fa bene alla salute, quella mentale.
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