giovedì 7 febbraio 2008

Serrare le fila, unire gli sforzi

Chiunque non condivida l'idea di creare un soggetto unitario della sinistra che sia in grado non dico di competere con il Partito Democratico o con Berlusconi ma di assicurare il minimo vitale alla sinistra, è pregato di rispondermi in modo che il sottoscritto non lo importuni ancora.
Mi scuso in anticipo, ma questo post è indirizzato soltanto a chi con il Partito Democratico non ha niente da spartire, visto che si tratta di una sorta di "serrate le fila" a sinistra per ridurre l'apocalisse prossima ventura.
Mi scriva subito chi in cuor suo sa che alla fin fine andrà a votare per il Partito Democratico, perché tanto la sinistra non si unirà mai, perché ormai i sogni sono finiti e le utopie tramontate, perché il voto deve essere utile e quindi si deve votare Veltroni (che è l'unico che può battere Berlusconi, quindi è il male minore) ed altre amenità del genere.
Non voglio offendere nessuno, tutte le scelte sono legittime, ma quando chiamo compagno o compagna una persona vorrei esserne sicuro.

La decisione di Veltroni di correre da solo è in linea con il personaggio: se ne sbatte completamente dei destini dell'Italia che lascerà in balia delle orde clerico-fasciste capeggiate da sua emittenza, per consolidare l'identità del partito democratico.
In parole povere, prenderà il 4 forse il 5% in più rispetto a quanto il Pd prenderebbe se partecipasse alle elezioni in coalizione con La Sinistra (almeno questo è il mantra ripetuto dai sondaggi).
Ma questo non è l'unico motivo, perché si tratta solo e soltanto di un aspetto contingente.
In realtà Veltroni non si allea con la sinistra perché ritiene la sinistra del tutto superata: rifondazione, i verdi, il pdci, sinistra democratica, le tante associazioni, la galassia di militanti senza tessere in tasca ma con il cuore a sinistra, sono lucidamente individuati come zavorre di cui liberarsi, residui inopportuni ed antistorici.
Eccedenze improduttive.

Gli esempi sono molteplici, uno per tutti: il Partito Democratico non si allea con chi "contesta" le "missioni di pace" all'estero.
Cosa in realtà siano queste missioni di pace (in Afghanistan come in Irak) è sotto gli occhi di tutti coloro che ce li hanno ancora aperti e non sono del tutto rincoglioniti da questa informazione-immondizia che i telegiornali (senza alcuna distinzione, compreso il Tg3) ci propalano ogni giorno, tra un soffietto per Veltroni, uno per Berlusconi, e l'immancabile collegamento con il Vaticano che ci dice per chi dobbiamo votare, come dobbiamo fare l'amore, e che in fin dei conti se c'è stata moratoria per la pena di morte ci deve essere anche per l'aborto (visto che in definitiva tra il boia ed una donna che tra mille sofferenze decide di non far nascere una creatura non vi sono sostanziali differenze).

A questo dobbiamo reagire, parlo come donne ed uomini di sinistra. Occorre uscire dall'angolo dove ci hanno messo e ci siamo anche messi da soli, anteponendo - alcune volte - miseri interessi di bottega ad un progetto più complessivo e di più ampio respiro.
Lo strumento è sempre il solito, ci piaccia o meno: la politica, intesa come agire consapevole ed organizzato di un gruppo di persone intorno ad un obiettivo comune. Nel nostro caso, in questo preciso momento storico, la sopravvivenza della sinistra, dei suoi principi e valori di riferimento, nel paese, nelle istituzioni. Per mantenere viva la prospettiva e la possibilità di un cambiamento, per non arrendersi a ciò che esiste.

Per questo ritengo necessario, nei prossimi due mesi più che mai, un lavoro comune fatto di mail girate a centinaia di persone, volantinaggi, iniziative pubbliche, dialoghi vis a vis con potenziali elettori, interventi sui quotidiani locali, insomma: tutto l'armamentario storico dell'agire a sinistra con le necessarie innovazioni per stare al passo con i tempi (senza svendere la propria identità).

Fatevi vive e vivi, nel vero senso della parola.

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