giovedì 15 febbraio 2007

Non mi dirai che sei d'accordo

In questi giorni militare in Rifondazione Comunista significa che chiunque può rivolgerti gli interrogativi più offensivi senza vergognarsene.
Vengono arrestate 15 persone – che per quanto mi riguarda restano tutte innocenti fino al terzo grado di giudizio – e anche tu divieni in qualche modo sospetto e sospettabile, se non altro di tacita collusione.
“Non mi dirai che sei d’accordo?”, è domanda ricorrente, quasi che tentare di interrogarsi sul perché di un fenomeno sia una pratica terroristica quanto lo sparare a dei professori in bicicletta.
Se provi a ragionare in termini di “permeabilità delle istituzioni” al conflitto, e alla necessità – per la stessa tenuta democratica – di rappresentare gli interessi “di tutti” (compresi quelli dei lavoratori), vi è chi sbrigativamente conclude con un “Ma allora vuoi pure giustificarli?”.
Non se ne esce, se non confidando nella medicina della partecipazione (che è alla luce del sole) come più efficace antidoto al terrorismo (che prospera nella clandestinità).
Ma anche questo è un discorso troppo complicato e difficilmente comprensibile per chi vuole solo una condanna e si accontenta di buttare via le chiavi della cella dopo averci rinchiuso i soliti mostri.

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